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VIGILE DI QUARTIERE DI CALDOGNO (VENETO) E' DELLA ROMANIA   Stampa questo documento dal titolo: . Stampa

Il vigile di quartiere si chiama Cristina ed è della Romania
 
Cristina Ana Bolfa è in servizio a Caldogno da tre mesi. colorFOTO Forse è l'italiano perfetto, forse è il suo aspetto di donna "mediterranea", con la carnagione ambrata, gli occhi e i capelli scuri; fatto sta che, a Caldogno, in pochi hanno capito che la nuova vigilessa non è italiana.
«Sembro originaria del Sud - ammette - e, infatti, spesso mi sento chiedere se sono meridionale». Cristina Ana Bolfa ha un carattere riservato, non ama essere al centro dell'attenzione e, soprattutto, è ben consapevole dei pregiudizi che in tanti nutrono nei confronti degli stranieri. «Ovviamente non tengo nascoste le mie origini, ma non ho nemmeno mai pubblicizzato il fatto di essere romena. Talvolta, per evitare pettegolezzi, lascio quindi credere di venire dal Meridione - chiarisce - Qui a Caldogno, comunque, mi trovo benissimo. I colleghi mi hanno accolto molto bene e le persone pure. Da parte di alcuni, inizialmente, c'è stato un po' di stupore nel vedere una vigilessa straniera. È comprensibile, in fondo si tratta di una novità».
Una laurea in ingegneria chimica conseguita nel paese d'origine, poi un altro anno di studio perché fosse riconosciuta in Italia e, infine, pure un master di specializzazione. A soli 29 anni Cristina ha un curriculum da fare invidia ma questo non basta ancora a trovare un lavoro fisso, a tempo indeterminato. A Caldogno ha avuto un contratto di quattro mesi, dopo aver superato un concorso. Ancora qualche settimana nel Vicentino e poi, essendo già nelle graduatorie, spera di essere chiamata da altri comandi. Vive a Padova; suo marito Gianni, italiano, è a sua volta agente di polizia locale e l'ha "introdotta" in questo mondo. Diciotto mesi fa è diventata mamma di un bambino. «Prima della nascita di mio figlio - spiega - avevo lavorato in un'azienda del settore metalmeccanico. Un contratto a tempo determinato che, con la gravidanza, non mi è stato più rinnovato. Credo che il fatto di essere donna sia più penalizzante dell'essere straniera, in alcuni ambienti di lavoro».
Ora che ha maturato un po' di esperienza, Cristina spera di poter continuare ad operare in questo campo. I suoi compiti sono perlopiù di "vigile di quartiere". «Si pensa a noi solo come a quelli che danno le multe ma in realtà i nostri compiti sono molteplici. Il fatto di pattugliare parchi e strade mi permette di essere a contatto con la gente, aspetto che mi piace molto. I cittadini sono ben felici di poter vedere agenti nelle zone dove abitano, si sentono più protetti; molti poi, soprattutto gli anziani, hanno anche bisogno di scambiare due parole con qualcuno».
Cristina è arrivata in Italia cinque anni fa e, per i primi anni, ospite di una zia a Padova, ha conciliato lo studio con il lavoro. Successivamente è stata raggiunta dai genitori, mentre le sorelle vivono ancora in Romania.
Oggi il dibattito sugli stranieri, nel nostro Paese, è sempre più acceso. «Sono la prima ad ammettere che vi siano due "strade parallele": immigrati che lavorano e vivono onestamente ed altri dediti ad attività illecite. L'importante è non cadere in facili generalizzazioni. Ogni caso è a sè, e sta al singolo individuo fare in modo di essere accettato e benvoluto. Per me è sempre stato così e non ritengo di aver mai subito discriminazioni anche se, dal mio punto di vista, gli italiani non sono ancora pronti a vedere rivestire certi ruoli, soprattutto quelli nelle forze dell'ordine, dagli stranieri anche se si tratta di europei».


Fonte: Giornale di Vicenza




Pubblicazione del: 31/08/2009
nella Categoria News


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