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21/12/2005 Altamura:"...ma il nostro compito è far rispettare le norme"



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Notizia n° 1 del: 21/12/2005

La divisa l’ha sempre avuta nel sangue. Prima c’era quella rossa e blu del Piani Bolzano, squadra di basket con cui è arrivato fino alla C2. Poi è arrivata quella azzurra della polizia, prima da «soldato semplice», poi da funzionario. L’ultima, blu scura, se l’è cucita addosso soltanto sei mesi fa: dal 6 giugno Luigi Altamura, 37 anni, sposato con Michela, che affettuosamente lo «sopporta» ogni giorno, padre di quattro figli, è il nuovo comandante dei vigili urbani. Una sedia importante, a Verona, ma anche scomoda: dopo il lungo «regno» di De Cantis, infatti, negli ultimi anni non è ancora comparso all’orizzonte un un titolare altrettanto longevo.

- Qualcuno le ha dato del matto. Altri lo hanno sostenuto. Ma è così difficile passare dalla questura ai vigili?

«Il giorno dopo l’assunzione un amico mi ha detto: Ma chi te l’ha fatto fare? Ma ho ricevuto più congratulazioni che critiche. La verità è che a 37 anni un’occasione così non me la potevo far scappare. Certo, il salto c’è stato. È come guidare una macchina con una strumentazione più sofisticata. Ci sono tante cose da imparare, tanti aspetti nuovi con cui confrontarsi. È un rapporto che si costruisce giorno per giorno. Di là c’era l’ordine pubblico. Ma posso assicurare che qui certi avvenimenti, come l’avvio della Ztl valgono per venti giornate di ordine pubblico».

- Le manca personale?

«Verona è l’unico comune ad aver fatto assunzioni. Sono arrivati 30 vigili, ora siamo in tutto 270, il parametro della Regione è quasi rispettato. Anche i mezzi, per fortuna, si stanno rinnovando. E in primavera, finalmente, i vigili saranno dotati di una divisa invernale ed estiva uguale per tutti».

- Il compito più urgente?

«La riorganizzazione del corpo, già iniziata da chi mi ha preceduto. E che passa per la riqualificazione e l’aggiornamento professionale. Sono invece già partiti i nuovi uffici, le relazioni esterne e l’ufficio varchi che fornisce informazioni al pubblico in tempo reale».

- Come ha trovato il personale?

«Ci sono elevate professionalità che meritano di essere divulgate, penso ad esempio ai settori amministrativo, giuridico e stradale. Si può crescere ancora. Qualcosa stiamo già facendo, ancorhe in accordo con le organizzazioni sindacali. Per esempio sono iniziati dei corsi, ogni martedì, a cui intervengono spesso docenti esterni, come magistrati, funzionari di polizia, esperti nei diversi settori».

- Ci sarà pure qualcosa che non va...

«La sede. Quella è da rinnovare, o da cambiare. Ma anche su questo si sta lavorando».

- Quali sono le priorità?

«Quelle legate al traffico, prima di tutto. Verona ha ben 1.800 chilometri di strade. Ma sono poche quelle di grande scorrimento e manca un anello che unisca le tangenziali per rendere più fluida la viabilità. Poi ci sono gli incidenti: fin dall’inizio il nostro compito è stato quello di prevenirli, con una campagna di educazione che inizia prima di tutto a scuola. La terza priorità è quella dell’accertamento di eventuali abusi edilizi».

- Della questura, cosa regalerebbe ai vigili?

«La gerarchia che è più chiara nei rapporti e nelle funzioni. E poi lo spirito di appartenenza a un corpo».

- E viceversa?

«La possibilità ai dirigenti di gestire e rispondere personalmente dei capitoli di spesa».

- Che questura ha lasciato?

«Una struttura dove si lavoro in maniera molto impegnativa e in cui ci sono ottimi poliziotti».

- Il suo futuro è legato alla fine del mandato di Zanotto...

«Contrattualmente sì. Mi ritengo un tecnico e non sono legato a nessuno schieramento. Per questo non posso fare alcuna previsione».

- Ma se le chiedessero di restare?

«Ci penserei ma probabilmente direi di sì».

- Dal suo osservatorio, ma anche da esterno, come vede Verona?

«È una città unica, un crocevia europeo ma anche una città ricca di storia e di monumenti. Spero di viverci per molto tempo. Il difetto, forse, è di essere troppo provinciale al confronto con le grandi città europee».
tratto da - L'Arena





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