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COMUNE DI BATTIPAGLIA TRA I CONDANNATI PER MOBBING    Stampa questo documento dal titolo: . Stampa

Vigilessa subisce mobbing, Comune condannato
Una sentenza che farà storia. L'accusa, ritenuta dal giudice del lavoro fondata, era di mobbing e tra i condannati al risarcimento dei danni spicca il Comune di Battipaglia, oltre che il «molestatore». I fatti risalgono al 2004 quando entra in servizio nel settore viabilità del comando di Polizia Municipale, una giovane agente S.G, oggi 37enne. La donna presta servizio prevalentemente al traffico ma, nello svolgere il suo lavoro, diventa oggetto delle «attenzioni ricorrenti» di un suo superiore F.M. che, però, è in servizio al N.E.A. altro settore della Polizia Municipale. I due, in teoria, avrebbero ben poche occasioni di incontrarsi, se non fosse che F.M. fa continui appostamenti per controllare la giovane agente. La sua auto di servizio è sempre nei pressi quando S.G. è al lavoro e alla scomoda presenza ben presto si aggiungono minacce, offese e continui rapporti su presunte negligenze della vigilessa. S.G. prova a controbattere alle accuse, a riferire quanto accade ai superiori, ad informare, oltre che il comandante della Polizia Municipale, anche il Comune. In più di un caso si trovano presenti agli episodi di persecuzione persino alcuni consiglieri comunali. S.G., sempre più stressata da quanto accade e visto che nessuno dei superiori interviene in suo favore, finisce più volte in ospedale per attacchi di ansia e di panico. Le sue condizioni di salute divengono precarie e ne compromettono seriamente anche la vita privata e familiare. A questo punto, e siamo ormai nel 2005, S.G. decide di ricorrere al tribunale assistita dall'avvocato Paola Contursi. La causa durerà a lungo, anche perché il Comune, convocato in giudizio insieme a F.M e all'ex comandante dei Vigili Urbani, decide di resistere, ma qualche giorno fa finalmente la sentenza. Il giudice del Lavoro Lia Di Benedetto condanna per mobbing tutti e tre i convenuti, nonostante nel corso del procedimento molti testimoni, per timore di subire a loro volta ripercussioni sul posto di lavoro, abbiano minimizzato l'accaduto. La condanna obbliga tutti i colpevoli a risarcire i danni morali, materiali e biologici subiti da S.G., quantificandoli in 40mila euro. Una vittoria che stabilisce un precedente, definendo i confini di un reato ancora poco conosciuto e troppo spesso sottovalutato soprattutto nel meridione dove, in molti casi, regna l'omertà. Ma nessuno potrà restituire la serenità perduta alla vittima.


Pubblicazione del: 15/03/2012
nella Categoria News


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