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Niente 'sceriffi antifumo' per gestori di bar e ristoranti. Sulla sentenza del TAR Lazio



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Gli esercenti non saranno perseguiti per il mancato rispetto del divieto

Corriere della Sera 4/8/2005

Un gerundio affosserà la legge Sirchia? Di sicuro un cavillo sintattico-grammaticale ora può mandare in fumo il salutare provvedimento. Esso consente a baristi, ristoratori, gestori vari di togliersi la stella da «sceriffi antifumo» e di limitarsi «ad esporre in modo visibile i cartelli con il divieto, con l’indicazione della sanzione comminata ai trasgressori (27,5 o 275 euro)». Non dovranno più «richiamare i trasgressori all’osservanza del divieto e di segnalare, in caso di inottemperanza al richiamo, il comportamento dei trasgressori ai pubblici ufficiali competenti a contestare la violazione e ad elevare il conseguente verbale». Lo scrivono i magistrati del Tribunale amministrativo regionale del Lazio (Francesco Corsaro, Angelica Dell’Utri e Stefano Fantini) a pagina 18 di una sentenza resa pubblica ieri, con malcelata soddisfazione, dalla Fipe. «Hanno vinto la legge e il buon senso - afferma, infatti, Edi Sommariva, direttore generale di Fipe-Confcommercio - perché l’interpretazione del Tar avvalora le nostre tesi: gli esercenti non possono sostituirsi alle forze dell’ordine e non possono mettersi in una posizione di così forte contrasto nei confronti dei clienti che devono essere serviti e non denunciati». Aggiunge il presidente, Sergio Billè: «Non abbiamo mai messo in forse l’obiettivo della legge di tutelare la salute. La nostra protesta è sempre stata incentrata sull’inadeguatezza da parte degli esercenti nello svolgere funzioni di pubblica sicurezza». Secca la reazione di Alessandro Miano, del Movimento Consumatori di Milano: «È proprio un brutto segnale di fumo che il clima è cambiato con l’arrivo di Storace: è l’ora del lassismo. Anche se una sentenza non fa primavera, essa indica che si vuol togliere efficacia a un provvedimento che abbiamo condiviso senza se e senza ma. E parla un fumatore accanito». Tutto nasce da un ricorso, appoggiato dalla Fipe, dei gestori del bar «Lo Scaletto» di Savona, Massimiliano Marzano e Fabrizio Stefano, contro 420 euro di multa per «avere ommesso di far rispettare la norma». Difesi da un illustre avvocato, Antonio Baldassarre, ex presidente della Consulta e della Rai, l’hanno spuntata: hanno avuto il riconoscimento del principio della mancanza di responsabilità. «Una circolare del ministro non può imporre loro di far mettere le multe - argomenta il Tar - Occorre una legge per imporre i doveri di vigilanza». I conduttori dei locali - recita la legge - curano l’osservanza della legge "esponendo" i cartelli con il divieto. «Ecco - conclude il Tar - l’obbligo è solamente quello, atteso che l’uso del gerundio sta sintatticamente proprio a specificare il contenuto dell’obbligo enunciato nella proposizione principale».
Costantino Muscau

Leggi il testo della sentenza: http://www.fipe.it/fipe/Area-legis/Area-pubbl/Fumo/fumo-sentenza.pdf





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