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CAR POOLING. VERSO UN USO PUBBLICO DELL’AUTO PRIVATA?



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dal sito www.chiamamilano.it
Ogni volta che scatta l'emergenza smog, cioè spessissimo, tra analisi e commenti circa i possibili provvedimenti da adottare per ridurre il numero di auto sulle strade si parla di "car pooling".
Abbiamo deciso di parlarne con il Professor Giorgio Valle, docente presso il Dipartimento di Scienza dell'Informazione dell'Università Statale di Milano, il quale da anni lavora ad un progetto di informatizzazione del "car pooling" al fine di renderlo un'opportunità di trasporto capace di ridurre il numero di automobili in circolazione.

Professor Valle che cos’è il car pooling?
Con una battuta, potremmo considerarlo l’evoluzione dell’autostop; oppure possiamo dire che anche una famiglia di quattro persone che viaggia sulla propria automobile è un esempio di car pooling. Se vogliamo dare una definizione un po’ più generale e che chiarisce anche la finalità di questa pratica, possiamo dire che è la possibilità di soddisfare il bisogno di mobilità con un minor numero di automobili poiché il car pooling significa far viaggiare su un’automobile più persone di quante ne viaggiano solitamente sfruttando a pieno la capacità del mezzo e producendo al contempo un effetto positivo sulla fluidificazione del traffico e sulle emissioni di inquinanti. Del resto, il car pooling è una delle strategie raccomandate ai mobility manager –di cui ogni impresa o ente pubblico con più di 300 dipendenti si deve dotare per legge– per ridurre il numero di auto in circolazione.

Da un certo punto di vista il car pooling potrebbe essere considerato come un uso pubblico del mezzo privato?
Non possiamo considerarlo un utilizzo pubblico vero e proprio poiché è comunque basato sulla volontarietà e sull’accordo di chi si organizza per condividere un automobile ed un percorso. Però ha un’indubbia utilità pubblica e inizia a prospettare anche un diverso utilizzo del mezzo di trasporto privato.

All’estero ci sono degli esempi di car pooling ormai consolidati…
Basta pensare ad alcune aree degli USA dove il car pooling viene incentivato con misure concrete: parcheggi riservati e corsie preferenziali in alcune ore del giorno per le automobili che trasportano almeno tre persone. In California con il contributo dell’Agenzia statale per la mobilità le aziende possono dotarsi di minivan da nove posti da affittare a gruppi di dipendenti che li utilizzano per recarsi insieme sul posto di lavoro.

E in Italia?
Si dovrebbe fare di più. Per il momento a Milano negli ultimi giorni di targhe alterne le automobili che viaggiavano con almeno tre passeggeri erano esentate dal provvedimento. Ci vogliono più incentivi per rendere vantaggiosa per i cittadini tale pratica. Si potrebbe cominciare con il far accedere alle corsie preferenziali le automobili che praticano il car pooling.

Però si tratta pur sempre di una condivisione un po’ artigianale di un’automobile. Oppure esiste la possibilità di far diventare il car pooling un’opportunità non occasionale?
La tecnologia informatica può aiutare in modo notevole a strutturare questo sistema di trasporto organizzando percorsi e facendo "incontrare" persone che hanno stessi orari e direttrici di spostamento. Diciamo che gli strumenti ci sono. Si tratta di incentivare i cittadini e convincere le istituzioni dell’efficacia di questa modalità di trasporto.

B.P.





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